cos’è
la terapia del dolore

Se una persona ha un dolore non preoccupante ma continuo, innanzitutto si auto prescrive ed assume degli analgesici cosiddetti da banco la cui vendita in farmacia è libera ed il suo uso “fai da te” addirittura incentivato dalla pubblicità. Se il dolore non passa nè si riduce, allora si rivolge al medico di famiglia che spesso gli prescrive analgesici diversi ma appartenenti alla stessa categoria di quelli che il paziente ha già inutilmente assunto. Se però ancora il dolore continua lo invia allo specialista in base al criterio topografico della zona dove il paziente lamenta il dolore: se il dolore è alle ossa, articolazioni, tendini ecc. lo invierà dall’Ortopedico; se il dolore è alla testa o ai nervi dal Neurologo o dal Neurochirurgo; se è un dolore addominale dal Chirurgo; se agli organi genitali dal Ginecologo o dall’Urologo in base al sesso del paziente e così via dicendo. Ognuno di questi specialisti cercherà la causa del dolore nelle patologie di sua competenza e conoscenza. Se la trova allora curerà il paziente e questi probabilmente guarirà. Se invece non la trova rimanderà il paziente al medico curante consigliandogli di consultare un altro specialista.

Durante il “giro” dei vari specialisti, il paziente verrà sottoposto a svariate indagini diagnostiche, spesso costose e invasive, e a volte ad interventi chirurgici anche demolitivi o addirittura mutilanti ma se ciò non servirà a comprendere o eliminare la causa del suo dolore, egli svilupperà una sindrome ansiosa che nei successivi controlli faranno sì che venga etichettato come “nevrotico” e la sua patologia dolorosa come “dolore psicogeno”.

Tutto ciò si verifica perché il dolore viene quasi sempre valutato come sintomo da trattare in base alla sua intensità. Se il dolore è lieve si adopererà un analgesico blando, come il paracetamolo o un anti infiammatorio, se è più forte si adopererà un oppioide debole, come il tramadolo o la codeina, e se è ancora più forte si adopererà un oppioide forte come la morfina e i suoi congeneri. In altre parole, il dolore viene trattato o come sintomo generico e aspecifico o come sintomo di una malattia. Quest’ultima eventualità però è tipica del dolore acuto, per esempio il dolore dell’infarto cardiaco o il dolore della colica renale. Ma il dolore cronico spesso è una malattia a sé stante sganciato da una causa o la cui causa non è eliminabile. Si possono fare molti esempi, come la cefalea o i dolori neuropatici e persino il dolore da cancro. In questi numerosi casi, l’unica possibilità per aiutare il paziente è comprendere i meccanismi che stanno alla base dei vari tipi di dolore cioè fare una diagnosi patogenetica del dolore. Solo così si potrà sperare di alleviare il dolore cronico e per questo motivo è necessaria la figura di un medico specialista come il Terapista del dolore o Algologo.